“PER QUELLA BELLEZZA DEL VIAGGIO…“
Nonostante pensassi che l’UltraBalaton fosse l’ultima gara così lunga e l’apice della mia carriera, la bellezza del viaggio che mi lasciò dentro fu tale che, passati i dolori fisici, lo volli riprovare.
Per cui la Nove Colli Running sembrava la sua continuazione naturale: era in Italia, meno logistiche e meno spese.
Una gara che comunque era considerata terribile, a quei tempi veniva classificata come la terza gara più dura al mondo.
Ed era proprio quella voglia di affrontare di nuovo i miei limiti, le mie paure, buttarmi nella mischia e concludere un qualcosa che era leggermente più difficile dell’UltraBalaton dell’anno precedente.
Durante la preparazione ero stato fermato da un conoscente che, prendendomi in giro, mi aveva detto: “Fai le pubbliche relazioni non fare le ultramaratone, è stato solo un caso fortuito che hai finito l’UltraBalaton”.
Alla partenza avevo quindi anche la voglia di dimostrare che non era un caso che ce l’avessi fatta, che io lì ci potevo stare e quelli erano viaggi alla mia portata.