SIMONE LEO – BIO & EXPERIENCE
Ciao! Sono Simone e sono felice che tu sia qui, grazie.
Qui di seguito troverai un po’ delle varie fasi della mia esperienza sportiva e di vita, compreso qualche dettaglio sulle ormai famose “7 Sisters”.
Se invece vuoi vedere solo il mio curriculum clicca qui.
Ma prima di iniziare, metto qui di seguito la mail di contatto. Io ed il mio team saremo felici di ricevere tue comunicazioni: info@simoneleo.it
Oggi mi riconosco anch’io nella figura di ultramaratoneta che ha raggiunto buoni obiettivi e soddisfazioni…ma la mia strada non è partita “in discesa” e non pensare che poi lo è sempre stata.
Parto infatti da una sensazione di timore e assenza di speranze per il futuro, ma all’età di 29 anni nella mia Novara faccio un primo passo verso una nuova vita.
ANNO 2007 – DAL MALE FINALMENTE IL BENE
Ti è mai capitato un momento nel quale proprio “non ti sei piaciuto”?
“Quel” momento a me è capitato a 29 anni e fortunatamente mi ha portato a fare una cosa sensata, diversa dagli altri miei “momenti no”: ho acquistato un paio di scarpe da corsa.
L’UNICA DROGA CHE CONSIGLIO
Dopo la doccia della mia prima uscita di corsa ho sentito gli effetti meravigliosi delle endorfine, l’ormone del buonumore, che il mio corpo stava sprigionando.
Inconsciamente ho pensato qualcosa del tipo: “wow, che roba! Mi sento sereno, allegro e fisicamente sto bene. Mi sembra di non avere la solita confusione mentale e poi ho la coscienza a posto dopo la corsa perché stasera posso godermi la cena con gli amici senza sentirmi in colpa!”.
Ed eccomi, dopo una regolare discontinuità, a fare la mia prima maratona, la più classica: quella di New York.
Inesperienza nella preparazione, nessuna integrazione, 15 chili in eccesso, influenza con febbre e un errore tecnico rendono le 2 crisi (durante la corsa) veramente pesanti, ma quando mi stavo arrendendo alla convinzione di non potercela fare, arriva un “angelo”… un uomo con un messaggio su un cartellone: “il dolore è temporaneo, la gloria è per sempre!”… L’energia mi ritorna tutta di colpo, una scarica di adrenalina che mi porta fino allo storico traguardo dove mi fermo e piango per 15 minuti di seguito. Ancora oggi, a distanza di anni, resta uno dei ricordi più indelebili nel mio cuore.
MA PERCHÉ CONTINUO AD AVERE PROBLEMI?
“Sto meglio, so di voler continuare a correre, ho anche più chiarezza delle mie priorità e obiettivi della vita, quindi dovrebbe esser più semplice…” – pensai.
Al contrario, persone e circostanze sembravano ribellarsi e, forse, mi sarei “perso” se non avessi notato questo: nonostante tutte le problematiche, se mi tenevo sull’obiettivo scelto, se stavo sul pezzo…alla fine mi sentivo meglio e le cose si alleggerivano notevolmente.
ANNO 2011 – PERCHÉ HO CORSO LA MIA PRIMA 100 KM
La prima ultra è arrivata per l’esigenza di spostare il limite nel tentativo di trovare qualcosa che mi facesse sentire vivo. Quel periodo, il 2010, era stato terribile per me e la corsa era l’unica cosa nella quale potevo rifugiarmi e sorvolare per un po’ tutti i problemi. E poi scaricavo tensioni e preoccupazioni.
Per me la corsa, la gara, il viaggio per andare nel luogo in cui si svolgeva e poi correrla erano gli unici momenti in cui staccavo realmente da tutti i miei problemi.
Il mio ragionamento è stato, quindi: Se una maratona mi permette di staccare per 4/5 ore da tutti i miei problemi, allora se corro per 15 ore è meglio! Decido di fare la 100km del Sahara (gara a tappe) che poi invece salta all’ultimo momento per problemi legati alla sicurezza in Tunisia. Mi butto senza pensarci sulla 100 km del Passatore (cioè 100 km no-stop senza essere più di tanto allenato).