100 di Simone Leo

100 di Simone Leo

Ci sono giorni e notti che si passano a correre e poi delle dolci serate d’estate che si passano a festeggiare. E’ successo martedì sera 26 giugno nel suggestivo aeroporto turistico di Bresso. Protagonista un socio emergente che ha fatto della Ultramaratona uno stile e una missione di vita. Si direte 100 maratone e ultra che sono? Ma per lui sono sempre state un crescendo rossiniano uno spingersi oltre che lo ha portato a concludere la sua 100 con la RAA la Race Across Apulia di Julius Ianniti di 238 km, il suo soprannome è “Leo spostando il limite” tutto attaccato.

Presenti alla serata tanti runners milanesi e amici. Prima si è corso una 12 km nel Parco Nord con un team da paura tra cui La Leggenda Paolo Bucci, il grande Enzo Caporaso ed il Team Brugola attorno a quella che chiamano base La42 Runstation. Poi la bellissima festa delle 100 maratone/ultra tra un fiume di birra e tanti aneddoti e tanti amici tra cui il Re dei Bomber Gianluca Moreschi e il Giova (il Giovanni di Aldo, Giovanni e Giacomo) che ben ha sopportato le 15mila foto che gli hanno chiesto.

Di seguito un paio di articoli scritti su di lui da due giornalisti:
Simone Leo è uno dei piu giovani e forti ultramaratoneti italiani. Ha iniziato a correre nel 2009 per perdere i quasi 95 kg di peso e da allora non si è più fermato. Al suo attivo ha qualcosa come 100 maratone (che sono 42 km di corsa) tra le più famose in Italia e nel mondo (New York, Berlino, Parigi, Roma, Milano, Firenze). Nel 2012 e 2013 ha attraversato di corsa il deserto del Sahara. Dal 2013, dopo aver corso tutte le gare da 100 km in Italia, si è appassionato di corse estreme lunghissime e da allora ha collezionato: – nel 2013 la UltraBalaton, un percorso di 212 km no stop attorno all’omonimo lago ungherese tagliando il traguardo, unico italiano sui sei partiti, dopo 31 ore di corsa ininterrotta; – nel 2014 corre la Nove Colli Running, una delle gare più dure al mondo, di 203 km con 90 km di salita concludendola in 28 ore di corsa e dopo soli 6 giorni, corre la 100 km del Passatore (impresa riuscita a pochissimi atleti); – nel 2015 corre la Ultra Milano-Sanremo (285 km no stop) la cui partecipazione è riservata a soli 50 atleti selezionati, giungendo al traguardo dopo 45 ore di corsa no stop classificandosi settimo assoluto; – nel 2016 si qualifica per correre la Spartathlon (che è considerata l’ultramaratona più dura del mondo) con il team Italia che conclude al primo tentativo dopo 35 ore e mezza di gara; – nel 2017, sempre con il Team Italia, corre la Phidippides Run, Atene-Sparta-Atene di 490 km che conclude in ottava posizione dopo 98 ore e 39 di corsa. Nel 2018 Simone correrà la Badwater Ultramarathon, 217 km no stop nella Death Valley in California con temperature sopra i 52 gradi ed aperta a soli 90 atleti al mondo su invito. Qualora riuscisse a finire anche questa impresa, SIMONE LEO SAREBBE IL PIÙ GIOVANE DI SEMPRE AL MONDO AD ESSERE RIUSCITO A CONCLUDERE QUESTO GRANDE SLAM DI ULTRAMARATONA. Simone Leo dal 2012 è il testimonial ufficiale dell’associazione La Via della Felicità.

 

Cosa unisce un comodo divano in un appartamento di Novara ad un qualcosa di paragonabile alle fatiche di Ercole nella lontana Grecia? I tempi moderni sembrano non essere adatti alle gesta ammantate dal mito degli eroi del passato eppure c’è chi cerca di ripercorrerne letteralmente la strada, di ritrovarne il significato attraverso lo sport, quello che, non ce ne vogliano le discipline più blasonate e commerciali come il calcio o la Formula 1, consideriamo ancora sport vero, sincero, popolare e atavico, come la corsa. Ma facciamo un passo indietro e torniamo al 2009. Abbandonato sul divano dell’appartamento di Novara c’è Simone, viso tondo e corporatura XL da 95 chili per un metro e settantaquattro, una vita tra lavoro (in ferrovia), festini più o meno alcolici, grandi mangiate e grandi dormite davanti alla TV. Risultato? Problemi fisici ed una tirata d’orecchi del medico: “Cambia stile di vita o te la vedrai brutta”. “Sono andato a comprare il mio primo paio di scarpe – racconta Simone – pensando che quelli che vedevo correre in giro fossero semplicemente fulminati.” Ma alla prima uscita con un tentativo di corsa abbozzata, qualcosa è cambiato ed è scoccata una scintilla. Come in un incantesimo dove la rana si trasforma in principe o dove l’anatroccolo muta in un cigno meraviglioso, Simone Leo, classe 1978, inizia a correre e non si ferma più. Sempre nel 2009, bruciando le tappe che portano un principiante a diventare un podista da lunghe percorrenze, con la febbre addosso porta a termine la sua prima maratona, quella di New York, quella che per moltissimi è un punto di arrivo.

E’ passione vera e ben presto prende forma una decisione: “spostare il limite un po’ più in là.” E questo limite Simone lo sposta davvero. I 42km e 195 metri della maratona diventano per lui un punto di passaggio, a volte un vero e proprio allenamento per distanze ben più lunghe, come la sua prima 100 km nel 2011. Correrà tutte le 100 km organizzate in Italia tra le quali il leggendario “Passatore” da Firenze a Faenza, corsa poi per otto volte di seguito, ma l’asticella può essere ancora innalzata, il limite spostato oltre.

 

Il corpo di Simone si trasforma ben presto. “Non sono e non sono mai stato un atleta dotato – dice di se stesso – ma ho perso oltre 25 chili nel giro di un anno. Inutile dire che la corsa mi ha educato ad una vita più sana e rispettosa del mio benessere e mi ha restituito una grande forza interiore” cosa che lo ha portato a farsi anche portavoce in Italia e all’estero di iniziative e campagne a sfondo sociale, come La Via della Felicità della quale è testimonial ufficiale.

 

Difficile fare un resoconto accurato del percorso che ha condotto il podista piemontese, milanese d’adozione, a diventare uno dei più giovani e costanti ultramaratoneti italiani, perché l’ultramaratona (qualsiasi gara di distanza superiore alla maratona) è una specialità più adatta a runners maturi come Enzo Caporaso, Guinness record man nel 2008 con 51 maratone corse in 51 giorni consecutivi a 49 anni o come Marco Olmo (1948), giusto per citare due “ultra” molto diversi l’uno dall’altro. In breve: nel giugno del 2013 lo troviamo in Ungheria tra i finisher dell’Ultra Balaton, 212 km; nel 2014 completa la Nove Colli Running, oltre 200km; nel 2015 è tra i pochi a tagliare il traguardo della UltraMilano-Sanremo, ben 285 km.

 

Queste vere e proprie imprese inframmezzate da decine di maratone ed un paio di 24 ore non-stop, porteranno Simone a voler “chiudere un cerchio” e avvicinarsi a quella che viene definita senza dubbio una delle corse più dure al mondo: la Spartathlon, 246 km con 3.800 metri di dislivello positivo da completare in 36 ore. Solo chi ha certe credenziali vi può prendere parte e Simone Leo le ha.

Nel settembre 2016 vola ad Atene con il Team Italia. Impiegherà poco più di 35 ore e mezza, ma anche quel limite è superato, la statua di re Leonida e la corona d’alloro che attendono i corridori più estremi al mondo non sono più un sogno o un miraggio, ma una conquista realizzata. Alla fine di questa fatica Simone Leo lascia trapelare che potrebbe essere l’ultima, il cerchio si è chiuso. In realtà non è così. “Spostare il limite un po’ più in là”, ecco cosa unisce quel divano ad un’impresa che ha davvero un sapore epico, mitologico, apparentemente folle.

 

L’impresa ha una sigla di tre lettere: ASA. Per gli addetti ai lavori è semplice, ma la traduciamo per i profani: Atene-Sparta-Atene.

Sì, esatto, andata e ritorno. 246 km due volte per un totale di 492 non-stop, tempo massimo 104 ore. Siamo nel 2017. Simone si iscrive assieme ad altri 7 italiani e il sabato 18 novembre prende il via alla volta di Sparta. Dopo oltre 200 km però, a non molta distanza dal giro di boa, tra mille emozioni, pensieri e ripensamenti Simone fa sapere agli amici che giunto a Sparta si sarebbe ritirato. Non era ancora accaduto nella sua carriera, ma stavolta la fatica

È davvero troppa. Poi un messaggio della moglie Rada e un pensiero alla promessa fatta al piccolo Alexander restituiscono al nostro eroe – perché di questo si tratta – una forza inarrestabile e il pensiero di mollare è cancellato per sempre. Simone bacerà per la seconda volta in due anni il piede di Leonida, farà una breve sosta ristoratrice e volterà le spalle a Sparta per tornare ad Atene ripercorrendo a ritroso i 246 km appena coperti. 98 ore e 39 minuti sono un’ eternità, ma sono anche un lampo.

 

Questo è il potere degli dei: agire senza essere effetto della materia e dell’energia, nel tempo e nello spazio. Con l’umiltà di una persona qualsiasi, di una persona che pensa e dice “se ci sono riuscito io possono farlo tutti” Simone Leo ce l’ha fatta anche questa volta e la sua storia sembra non avere fine perché all’orizzonte c’è un nuovo limite da spostare e superare, una nuova sfida. E la nuova sfida si svolgerà in un luogo dal nome davvero poco rassicurante: la Valle della Morte.

 

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